Totorecensione: American Horror Story: Hotel SO FAR

Qualche giorno fa leggevo un’introspettiva intervista dell’Hollywood Reporter a Ryan Murphy, produttore esecutivo e co-creatore di American Horror Story; mentre da una parte ho sempre pensato a quanto dietro un genio (perché, amanti o detrattori devono unirsi qui) ci debba essere – quasi per natura – una sana “pazzia,” una mente che va oltre il comune pensare e delle esperienze che probabilmente ti portano a DOVER essere un genio (anche per sopravvivere), non sapevo che molte delle sue insicurezze si fossero palesate proprio attraverso le sue creature.

Prendiamo Glee, Murphy ha rivelato che veniva spesso additato come “frocio” da molte persone – anche ragazze al liceo… e poi finiva per fare sesso con i loro fidanzati.

American Horror Story, forse, si porta dietro una tematica che gli sta a cuore: la sensazione del “diverso,” il fatto che sia più l’umano – o la metafora dell’umano (visto che in AHS il diverso è sovrannaturale) la vera mostruosità, il vero orrore, il vero MALE “All Monsters are Human”. 

Viene rimarcato proprio nel secondo episodio di questo “Hotel:”

People do enough damage without help from the afterlife.

Stilisticamente American Horror Story: Hotel, come tutte le sue precedenti incarnazioni, è impeccabile: dalla regia, alle inquadrature claustrofobiche, alle panoramiche, all’adattamento del colore rispetto ad una storia, alla prospettiva, alla scenografia, agli interni, ai rimandi Kubrickiani di The Shining. Hotel è un orgasmo visivo.

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Perfino la premessa quest’anno è affascinante – una delle più affascinanti. La mitologia di Hotel – rispetto ai morti – si rifà a quella di Murder House – in effetti ci sono più collegamenti tra le due stagioni. Mentre sono estremamente felice che Lady Gaga – LA CONTESSA – e Matt Bomer non siano vampiri: un po’ perché la vampire-craze è finita da un po’, un po’ perché l’idea di un virus che sicuramente ti rende immortale… ma solo se sei intelligente nel non correre contro la morte, è molto più affascinante in un panorama nel quale sul vampirismo è stato praticamente detto tutto.

I personaggi sono di per se affascinanti: magistrale la Paulson nelle sue scene nel secondo episodio, sono contento che i suoi personaggi – in uno show che pur essendo antologico tende a dare simili caratterizzazioni ai propri attori (soprattutto alla Lange, o pensando a Kathy Bates in Freak Show – praticamente sembra avere la stessa caratterizzazione che ha in Hotel), siano sempre molto diversi, e se per ora l’apice resta Lana Banana, nella mia stagione preferita (Asylum), la sua interpretazione di Sally è fenomenale ed Emmy Worthy.

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La stagione delle sorprese, visto che Wes Bentley mi ha convinto pienamente in questi primi due episodi, anche se la sua storyline da profiler sembra molto “Hannibal” (i ritrovamenti dei cadaveri hanno ricordato fin troppo la serie NBC R.I.P).

Sono contento di rivedere la Sevigny nel franchise, è una grande attrice e ci ero rimasto male per la sua affrettata dipartita in Asylum.

Matt Bomer è sempre una conferma e mi piace che stia interpretando un personaggio un po’ diverso dal suo solito.

Devo dirvelo – quando ho visto Finn Witrock – e ho iniziato ad intravedere il fuoco tra i due, ho pensato: MATT, TI DEVI VENDICARE PER QUELLO CHE E’ SUCCESSO IN FREAK SHOW!

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Ma parliamo della sorpresa più grande: Lady Gaga; rimpiazzare la Lange non è sicuramente facile e… non vedo questo come un rimpiazzo ma bensì come una nuova direzione (pun intended, Glee). Germanotta ha studiato recitazione, forse non molti lo sanno, e anche se non sono mai stato un suo fan (dove per fan si intende Little Monster che la segue attivamente) ma ho Bad Romance e Love Game nell’iPhone, devo dire che mi ha conquistato, almeno in questi primi due episodi. Mi sembra credibile e questo è già dire tanto, considerando che inizialmente ero molto scettico. Ma è più che credibile, io la trovo brava… e adatta al ruolo.

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Ci siamo innamorati di Evan Peters per Tate: lui ha sempre la faccia da villain e renderlo buono per tre stagioni di fila aveva stancato. Sono così felice che sia di nuovo psicopatico e fuori di testa. Credo sia il ruolo che più gli si addice e infatti nel frammento che gli è stato dedicato… è stato maestoso. Bravo, terrorizzante, creepy. Ha addirittura modificato il suo tono di voce rendendolo graffiato e spezzato e… quello sguardo. Finalmente Peters ha di nuovo materiale forte in questo franchise.

American Horror Story – alcune volte – sembra tante storie di diversi personaggi raccontate in 1 ora – o 70 minuti. Sembra di vedere diverse serie messe insieme, ognuna semi spin-off dell’altra che saranno destinate ad avere dei crossover. Pensiamo alla storia di Mr March in bianco e nero, sembra quasi sconnessa dal resto delle storie. Anche nelle altre stagioni è successo questo, tanti piccoli frammenti si sono poi collegati. Spesso ne è uscito fuori qualcosa di bello… altre volte no.

Le stagioni di American Horror Story iniziano quasi sempre bene, l’inizio, l’incipit non è mai un problema, ma questo è un po’ il cavallo di battaglia di Murphy (l’idea, la partenza- come in Popular, Glee, Nip/Tuck), quasi tutti i capitoli si sono persi, fatta eccezione di Murder House (in cui comunque trovo delle cose che mi fanno storcere il naso) e Asylum (che secondo me è la stagione migliore).

Coven e Freak Show sono un mix di cose belle impastate male. Non c’è crescita dei personaggi, c’è solo la voglia di mostrare scene fighe, ci sono idee fighe ma l’obiettivo è mescolarle e vedere cosa ne esce senza pensare ad un filone narrativo.

Non c’è coerenza narrativa. La stagione più coerente – narrativamente parlando – è Asylum. Ha un inizio, una parte centrale, una fine e addirittura una morale. Ed hanno senso.

La mia paura è che Hotel sia iniziato bene – ed è iniziato bene – ma poi possa procedere per questo Modus Operandi.

Nell’augurarmi che non sia così, visto le ottime premesse, spero in una stagione più all’Asylum che alla Coven o Freak Show.

Per ora, siamo promossi.

Voto: 8

PS: lo stupratore non vi ricorda The Carver di Nip/Tuck?

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