Chris Colfer ci regala le sue riflessioni su Glee e sul suo rapporto con Cory Monteith:” È stato davvero il fratello maggiore che non ho mai avuto”

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L’episodio finale di Glee, il fenomeno musicale della Fox, è alle porte. Chris Colfer, che ha interpretato Kurt in tutte le sei stagioni, era appena uscito dal liceo quando lo show incominciò. Kurt e il suo fidanzato- ora marito- Blaine (Darren Criss) sono diventati icone della pop culture con la loro storia d’amore gay. In vista di questo giorno speciale EW ha parlato con Colfer di questa incredibile esperienza e di ciò che maggiormente ricorderà.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Ti ricordi la tua audizione?
Chris Colfer: Avevo 18 anni e mi accompagnò mio padre perché, a quei tempi, avevo paura di guidare a Los Angeles. Lea Michele era nella Mini Cooper di fronte la nostra e, anche se non ci eravamo mai incontrati, la riconobbi subito visto che a 14 anni ero ossessionato da Spring Awakening. Ci dovemmo entrambi girare con la macchina una volta arrivati poiché non ci era permesso parcheggiare nei posti riservati. Lea era con me quando fummo richiamati per l’audizione e, in quell’occasione, ebbi la possibilità di sentirla cantare dalla stanza affianco. Quando entrai Io, Ryan [Murphy] subito mi riconobbe da The Sound of Music, mi fece cantare e dopo fece una battuta sul mio luogo di origine, il resto è storia.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Cosa ti ricordi del momento in cui avete cominciato a girare il pilot?
Chris Colfer: Mi ricordo che fu estremamente educativo poiché all’epoca non avevo idea di come si lavorasse in TV, non avevo idea di cosa significasse precisamente girare ma, soprattutto, non avevo assolutamente idea di quanto potessero rivelarsi stretti gli skinny jeans. Furono insegnamenti davvero dolorosi. Mi ricordo che chiamavo sempre mia madre per lamentarmi: “ Lavoriamo così tanto, arrivo alle h06.00 e rimango ininterrottamente fino alle h20, le mie gambe sembrano andare a fuoco a causa dei pantaloni stretti che mi fanno indossare”.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Eri appena uscito dal Liceo, giusto?
Chris Colfer: Sì, mi sono diplomato a giugno e mi hanno preso ad agosto. Ho frequentato il college per due settimane dopo le quali ho pagato la tassa di abbandono.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Quali sono stati i momenti più importanti, le pietre miliari, del primo anno?
Chris Colfer: In realtà i miei ricordi del primo anno sono estremamente confusi. Lavoravamo tutti duramente affinché il progetto andasse in porto, non ci fermavamo mai: c’erano le prove di ballo, dovevamo registrare e fare tour pubblicitari. Appena un qualcosa di nuovo succedeva, non riuscivamo ad apprezzarlo poiché eravamo troppo stanchi, vivevamo in uno stancante mondo dei sogni.
La svolta ci fu quando la Fox decise di mandare in onda il pilot subito dopo la finale di American Idol, lì capimmo che l’emittente credeva in noi. Il momento più importante in assoluto fu quando “Don’t Stop Believin’ “ arrivò al primo posto su iTunes. Personalmente non mi ha mai sorpreso il successo dello show, semplicemente perché ero sempre stato un “Loser” nella mia vita quindi sapevo che il pubblico adatto c’era. Fui sorpreso comunque di poterne far parte.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Qual è il tuo numero preferito?
Chris Colfer: “Defying Gravity” Per il semplice fatto che la storyline del mio personaggio in quell’occasione era un qualcosa che avevo vissuto. Per me fu speciale. Fino ad oggi, penso che una delle cose migliori che lo show abbia fatto sia stato ritrarre sullo schermo il rapporto tra me e Mike O’Malley- il rapporto tra Kurt e Burt. Non dimenticherò mai il fatto che, quando ebbi il copione in mano la prima volta e lessi che accettava Kurt per quello che era, mi arrabbiai perché, da attore dicevo: “No! Voglio una scena in cui vengo buttato fuori e sto piangendo! Voglio una scena in cui sono così emotivamente sconvolto! Questo è quello che voglio!” Non realizzavo l’importanza che tale scena avrebbe avuto per la società.

ENTERTAINMENT WEEKLY: C’è qualche episodio che ti viene in mente di cui sei particolarmente orgoglioso o che semplicemente ami?
Chris Colfer: Beh, se posso essere egoista, mi è piaciuto molto quello che ho avuto modo di scrivere. Proprio perché è stato così divertente da scrivere: perché in quell’occasione ho avuto modo di volare e ho avuto modo di lavorare con Tim Conway, Billy Dee Williams e June Squibb e ho avuto la possibilità di mettergli letteralmente le parole in bocca. Ma anche i primissimi episodi come l’episodio su Gaga o l’episodio “Preggers” (la 1×02) con l’intera storyline su “Single Ladies”. Questi sono i migliori secondo me, per tanti motivi.
Riesci ancora a farlo il balletto di “Single Ladies”?
Sono sicuro che lo farò ai Bar Mitzvah fino a quando avrò 50 anni. Già m’immagino, ci sarà un articolo su BuzzFeed o qualcosa di simile, che s’intitolerà “le Star di Glee: dove sono ora? ” e Io avrò una cinquantina d’anni, e sarò a un Bar Mitzvah, ancora facendo il balletto di “Single Ladies”.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Hai un ricordo particolare di Cory Monteith che vorresti condividere?
Chris Colfer: È stato davvero il fratello maggiore che non ho mai avuto. Spero di non commuovermi. Mi sono sempre sentito così rispettato da Cory e, da giovane ragazzo gay, devo ammettere che non mi sono mai sentito così rispettato dai ragazzi etero più grandi di me. Ma con Cory era diverso, ci siamo sempre rispettati a vicenda così tanto e abbiamo rispettato molto lavorare l’un con l’altro. Penso che sia ciò che mi ricorderò sempre di lui- l’abbondante rispetto che ha dato a tutti. Penso che il motivo per cui si è trattata di una perdita così difficile è dovuta al fatto che la morte lo ha tradito: non ha rispettato e non ha rappresentato chi fosse in vita.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Qual è stata l’esibizione più difficile che avete fatto?
Chris Colfer: La prima che mi viene in mente è il mash-up “Singing in the Rain/Umbrella”. Sono scioccato che nessuno sia stato ucciso, per caso o per omicidio in quell’occasione. [Ride] Eravamo tutti congelati e dovevamo sorridere, cantare e ballare. E ‘stato terribile.
Ricordo vividamente che quando faceste il pezzo di Cee Lo, hai fatto una specie di torsione con Gwineth Paltrow…
L’ho chiamato The Goop, quel passo. Inoltre , appunto,un’altra cosa stupenda di quest’esperienza sono state le persone con cui abbiamo avuto modo di lavorare. Mi vergogno così tanto perché ero così eccitato ad ogni nuovo arrivo che mi comportavo da stalker pazzo. Sono sicuro che alcuni di loro hanno degli ordini restrittivi contro di me di cui non sono a conoscenza.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Qual è stata la cosa più pazza in cui ti sei imbattuto?
Chris Colfer: Gli infiniti tatuaggi, sicuramente. Si sono tatuati la mia faccia, un sacco di citazioni dal mio libro. Per quanto riguarda lo show un sacco di persone si sono tatuati la parola “Courage” o “Klaine”.Ho cercato di dire a tutti: “Te ne pentirai a 40anni perché non t’importerà più niente di noi e ti odierai per averlo fatto”. Negli anni mi è sembrato che ognuno abbia cercato di farmi dire che la Klaine fosse rivoluzionaria, ma non ho mai pensato lo fosse semplicemente perché ci sono state così tante celebri coppie gay e celebri matrimoni gay in passato e Io ho sempre pensato potesse essere tremendamente offensivo da parte mia venderli come una coppia innovativa. Quello che penso sia stato innovativo è stata la risposta che il pubblico ha dato alla coppia. Mi ricordo quando ho iniziato a fare l’attore e ho iniziato Glee che mi è stato detto in molte occasioni che fosse un peccato che fossi gay, perché non avrei mai avuto le ragazzine come seguito.” [Ride] Non potevano esser più in torto.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Com’è stato girare l’ultima scena?
Chris Colfer: Hai presente la famosa finale di “The Mary Tyler Moore Show” in cui tutti camminano verso la porta? È stato molto simile a quello e non credo che nessuno di noi lo abbia fatto apposta. È stato difficile. È giunto il tempo per lo show di mettere la parola fine- credo che siamo tutti d’accordo. È stata un’esperienza folle, emotiva, fantastica, faticosa ma appagante. Siamo tutti cresciuti in quell’Aula Canto in un modo o nell’altro. È stato così difficile dire addio, molto, molto più difficile di quanto mi aspettassi.
Puoi spiegarci cos’ha significato Glee per te?
Sto toccando ferro in questo momento mentre sto parlando al telefono. Ho avuto così tante opportunità e le devo tutte a Glee. Non sarei dove sono oggi se non fosse per lo show e mi spaventa pensare a un universo alternativo in cui Glee non esiste, perché senza non sarei riuscito a fare la differenza, non sarei riuscito a fare ciò che ho fatto e che ha colpito così tante vite. Mi ha trasformato in un modello di vita, che è un ruolo molto, molto difficile da accettare. È stato l’inizio di un grande libro, ma rimane un grande capitolo comunque.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Quale pensi che sia l’eredità dello show? Cosa pensi abbia regalato alla pop culture?
Chris Colfer: Penso che sia stato il fatto di essere fuori dal comune. È stato il primo show che abbia davvero mostrato un mondo e un gruppo di ragazzi che non erano mai stati abbastanza visti prima o, perlomeno, non in modo così autentico. Penso che in qualsiasi altro momento in cui abbiano mostrato un gruppo di ragazzi dello spettacolo siano tutti stati rappresentati belli e impeccabili. Abbiamo davvero rappresentato qualcosa di reale e autentico. Secondo me è questo quello per cui verremo ricordati: per esser stati la voce di chi- all’epoca- non ne avesse una. Non voglio dare a Glee gli unici meriti- ma il mondo è decisamente cambiato da allora. Personalmente, quando ho scoperto di esser stato preso per il ruolo del personaggio gay in Glee, pensavo che la mia carriera sarebbe finita perché, all’epoca, era tabù per un attore di qualsiasi età interpretare un personaggio gay e ora, invece, ovunque ti guardi ci sono personaggi gay, in quasi ogni singolo show. Abbiamo portato all’attenzione la lotta delle vittime di bullismo. Io stesso sono stato vittima di bullismo al liceo e non avrei mai pensato che il mondo avrebbe fatto una campagna per fermarlo, non avrei mai pensato che la voce di queste vittime sarebbe mai stata ascoltata. Sono così fortunato e orgoglioso di esser stato il portavoce di questa lotta per un po’.

ENTERTAINMENT WEEKLY: Hai una serie di libri in uscita quest’anno. Fanno tutti parte della saga “the Land of Stories”?
Chris Colfer: Ho un romanzo per giovani adulti in uscita- penso, dovrei chiedere- il prossimo anno. Quest’anno ho il quarto libro della saga in uscita, così come i miei primi libri per bambini con immagini e due novelle spinoff. Nell’estate del 2016 è prevista l’uscita del quinto e ultimo libro della saga e penso che avrò un altro romanzo per giovani adulti in uscita nello stesso periodo.

Fonte.

Traduzione a cura di Riccardo

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