Lost: 10 anni dopo – I creatori e gli attori parlano della serie e del finale

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Lost ha proprio lasciato il segno. Alcuni lo considerano uno dei migliori show di sempre. Per altri era uno show discreto che a volte vacillava. Alcuni invece lo disprezzano totalmente, indirizzando la propria rabbia verso il finale, in quanto non ha propriamente ripagato le aspettative. In ogni caso, la gente aveva e ha tutt’oggi a cuore Lost, in un modo o nell’altro. Pochi tra quelli che l’hanno guardato diranno “Oh, me lo ricordo, vagamente” quando se ne parlerà. Hanno un’opinione e ricordano bene la loro dedizione allo show, quando andava in onda.

In occasione del decimo anniversario di Lost, questa settimana – il pilot è andato in onda il 22 settembre 2004 – abbiamo parlato con alcuni membri del cast e con i creatori dell’eredità che ha lasciato Lost, del discusso finale e di molto altro.

L’eredità di Lost.

Carlton Cuse (Produttore esecutivo/co-showrunner): E’ pazzesco che siano già passati 10 anni da quando è iniziato, ma è esaltante. Credo che per tutti noi – ne eravamo consapevoli mentre lo stavamo facendo – che era qualcosa di speciale e unico. È una fortuna che capita una volta in carriera, di poter far parte di uno show con questo tipo di attenzione, che rimane impresso nel tempo come Lost. Penso che ci sia un legame speciale che ci unisce, per aver vissuto insieme quest’avventura.

Terry O’Quinn (“John Locke”): Qualcuno oggi mi ha chiesto come Lost ha fatto a “cambiare” la televisione e a decollare. La mia reazione immediata è stata, credo che Lost e altre cose simili l’abbiano smantellata. Non credo alla formula – all’improvviso non c’era più una formula. Non c’era una formula vera e propria in Lost. Voglio dire, ci sono stati tentativi di copiarlo e riproporlo, ma è una cosa unica, capite? Credo che l’impressione sia stata, “Okay, le regole sono cambiate, ma non sappiamo più quali sono.” Per me personalmente è stato importante, anche solo come esperienza. Era un bel posto dove lavorare. Un set allegro. Eravamo tutti elettrizzati.

Josh Holloway (“James ‘Sawyer’ Ford”): Sawyer è ancora lì. Tutti i folli personaggi che ho creato, vivono, grazie a me, il modo in cui do vita ad un personaggio; trovo quella prospettiva dentro di me e la tiro fuori e lascio che il resto scivoli via. Non scompaiono, io non scompaio. Viene tutto da me. Quindi sì, Sawyer è ancora qui, perché sono io. É un aspetto di me che ho tirato fuori, davvero. Mi fa sorridere. Sì, sono fiero del marchio dello show e del lavoro su quel personaggio e di tutto. É completo, è qualcosa di buono.

Adam Horowitz (Autore): Sembra incredibile e surreale [che siano passati 10 anni]. In quanto scrittore emergente nel mondo della televisione, non c’è un’esperienza migliore di lavorare per Damon e Carlton in questo show.

Edward Kitsis (Autore): In un certo senso sembra ieri. Sai, siamo ancora in contatto con molti – lunedì siamo a pranzo con Carlton Cuse; ci sentiamo spesso con Damon. É stata un’esperienza così profonda da punto di vista creativo e abbiamo anche stretto amicizie durature. Ho la sensazione di conoscere queste persone da una vita, ma quando mi dici che sono passati 10 anni, penso, “No, non è vero!”

Henry Ian Cusick (“Desmond Hume”): Sono molto orgoglioso di Lost. Sono fiero di averne fatto parte. Quello show, può darti davvero tanto, non solo l’azione, le storie d’amore, o il dramma, il cast internazionale, ma anche l’aspetto spirituale. Era uno show molto, molto ricco. Credo che chi lo riguarderà sarà di nuovo, “Oh…!” Non lo so. C’era un pizzico di magia.

Cuse: Amavo la stanza degli autori. Amavo le persone con cui scrivevamo. Amavo il cameratismo e la libertà che avevamo nello scrivere certe storyline pazzesche.

O’Quinn: E’ stata la prima volta nella mia carriera che ho guardato tutto quello che ho fatto sullo schermo. Lo guardavo in televisione. Anche i DVD. Prima non riuscivo a guardare senza sentirmi a disagio, ma mi piaceva il mio personaggio, mi piaceva il mio lavoro. Mi piace John Locke. Era divertente guardarlo. É stata una cosa unica per me.

Kitsis: Per me erano i personaggi e il modo in cui veniva sviluppata la storia. Era una novità, fresca e divertente da guardare. Lost diventò una comunità. C’era gente che lo aspettava ogni settimana. Ricordo che quando è iniziata la prima stagione c’era qualche sito, ma alla fine c’erano recensioni e un sacco di altre cose – è stato un successo.

Horowitz: Posso solo immaginare la nostra esperienza con Lost se fosse esistito Twitter. Sarebbe stato molto diverso.

Il finale.

‘Dire che il finale di Lost sia stato controverso è riduttivo. Dal momento in cui è andato in onda, ha diviso gli spettatori che hanno apprezzato la conclusione spirituale e contemplativa, da quelli che l’hanno odiata, perché non ha dato ai fan le tanto attese risposte che si aspettavano.’

O’Quinn: Per me Lost era un percorso. L’ultimo mese di riprese, avevo già un piede fuori dalla porta, perché sapevo che stava finendo. Non volevo finisse, ma sapevo che avevano preso la giusta decisione. In un modo, non mi importava realmente come sarebbe finito. Sapevo già dalla quarta o quinta stagione che avevano tante di quelle cose in ballo che non sarebbero riusciti a risolverle tutte. Quindi, non lo so neanche io. Credo che molti abbiano detto che sono andati tutti in paradiso e Damon ha detto, “No.” Ma a me è sembrato che andassero in paradiso. È lì che penso di essere finito! Non so dove siano andati gli altri.

Cuse: Nessun finale sarebbe riuscito a soddisfare tutti, ma ogni giorno ricevo commenti positivi su Twitter, da persone che l’hanno appena scoperto, che lo stanno guardando o riguardando. Penso che abbiamo realizzato il finale che volevamo. Abbiamo raccontato la storia che volevamo raccontare e io vi rimango fedele. Ne sono orgoglioso. È immensamente gratificante che abbia significato così tanto per tante persone. Uno storyteller non potrebbe chiedere nulla di più.

Daniel Dae Kim (“Jin-Soo Kwon”): Sono stato al talk show di Jimmy Fellon uno dei miei più grandi rimpianti di quella comparsa è aver iniziato a raccontare di come la gente viene da me e mi dice che non gli è piaciuto il finale. Volevo finire la storia dicendo “Io l’ho amato.” Abbiamo cambiato argomento e non ho avuto la possibilità di dire che a me è piaciuto davvero tanto. Più che delle minuzie o della logica dello show, a me importava dei personaggi. Mi è piaciuto che i personaggi A) alla fine, si sono ritrovati in qualche modo e B) che c’era un luogo di pace per loro. Non credo sarebbe stato possibile esplorare il resto delle loro vite, perché sono sicuro sarebbero stati separati e disparati e protagonisti delle proprie storie. Ma il fatto è, scegliere le persone con cui passare il resto dell’eternità, è una domanda seria e bellissima. Era questo che mi importava di più, non i numeri, le formule o i viaggi nel tempo. Non dico che non fossero elementi importanti dello show, dico solo che per me i personaggi contavano di più.

Elizabeth Mitchell (“Juliet Burke”): La mia non sarà un’opinione popolare, ma io l’ho amato e ti dico perché. Sono una grande fan della filosofia orientale e sono una grande fan del grande mistero. Ho amato che è finito lasciando un mistero e che l’isola fosse magica – o qualcosa del genere – qualcosa di inspiegabile. Per me non è un problema il fatto che è rimasto irrisolto, perché tante cose nella vita lo sono. Dire “Oh, no, devono spiegarlo!” Davvero? So che lo ricerchiamo e che ci fa sentire sicuri, ma ci rende davvero felici? Probabilmente no. Quindi, a me è piaciuto.

O’Quinn: La mia storia è stata risolta e mi sono sentito soddisfatto. Sono molto egoista, in un certo senso. Probabilmente se fossi stato un fan mi sarei sentito diversamente, ma non ero un fan. Ero un membro del cast. È stata un’esperienza fantastica e completa e soddisfacente, per me.

Fonte

Traduzione a cura di Giuliana

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