Il boss di Showtime spiega il finale tranquillo di ‘Homeland’

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Homeland ha concluso la sua, acclamata dalla critica e narrativamente rinata, quarta stagione domenica sera, con un episodio che ha avuto un approccio insolitamente tranquillo. L’ora della scorsa sera è stata incentrata su Carrie (Claire Danes), Saul (Mandy Patinkin), e il rientro di Peter (Rupert Friend) in Washington DC dopo un tour traumatico in Pakistan, che ha portato alla perdita di un personaggio ricorrente (Fara Sherazi). Peter ha provare a sviluppare una connessione romantica con Carrie, mentre Dar Adal (F. Murray Abraham) ha rivelato il patto in stile Faust della CIA con un leader terrorista. Qui di seguito, il presidente della Showtime David Nevins condivide alcuni dei suoi pensieri sul finale non convenzionale.

EW: Le reazioni al finale di Homeland sembrano divise. Alcuni sembrano delusi che l’episodio fosse “lento”, mentre altri hanno trovato il cambio di ritmo un approccio innovativo e inusuale.
David Nevins: Abbiamo concluso la terza stagione con un notevole finale, con la morte di Brody. E credo che una serie, con questa quantità di complessità politica e narrativa, possa permettersi di fare un ultimo episodio cambiandone il ritmo. Ho pensato di dover fare un episodio ambientato di nuovo a Washington, e avevo bisogno di affrontare la situazione familiare di Carrie e le sue difficoltà con la maternità. E c’era anche bisogno di un finale politico, non solo d’azione. La stagione ha avuto dei grandi momenti d’azione, ma intrinsecamente è stata davvero un thriller politico sul posto che l’America occupa nel mondo, e sul quanto sia difficile questa posizione nel ventunesimo secolo. Questa stagione è molto incentrata sul come l’America si occupa del mondo musulmano, e sul significato di Dar Adal nel sedile posteriore della macchina di Haqqani, mentre questi stava compiendo il suo giro d’onore in Islamabad. Quando l’ho vista per la prima volta, ho detto [allo showrunner Alex Gansa] che questa era stata una delle più belle puntate della serie.

EW: Sì, ho pensato che ci fosse qualcosa di intelligente e quasi sovversivo in essa, rispetto a quello che ci si aspetta dalle solite serie d’azione. Inoltre, una delle critiche alle stagioni passate era che la serie fosse troppo irrealistica nell’accumulare colpi di scena narrativi. Questa era molto più coi piedi per terra e avrebbe guadagnato ancora di più se Carrie, per esempio, fosse rimasta all’estero e avesse catturato il cattivo.
David Nevins: Giusto. Ha già avuto il suo culmine d’azione. Ed è ciò che è così fantastico della serie -può muoversi in diverse maniere. Può essere contemplativa, può essere arrabbiata, può avere tutte le direzioni diverse che vuole. In definitiva, si tratta di una serie chiamata Homeland, e ho pensato che fosse importante riportare Carrie in patria. Se torni indietro e guardi la stagione come un intero movimento, vedrai che si tratta di un episodio estremamente appropriato.

EW: Ha detto che è importante per Homeland tornare a casa. Vale anche per la quinta stagione?
David Nevins: Non credo abbiano stabilito nulla. Lo showrunner Alex [Gansa] è sempre molto risoluto sul concentrarsi solo sulla stagione che ha di fronte al momento. Ma certamente l’andare altrove all’estero -non torneranno in Pakistan-è una possibilità.

EW: È un classico dilemma di uno scrittore tv se mettere dei potenziali partner romantici insieme o provare a tenerli separati il più possibile. Carrie e Quinn sono stati brevemente insieme la scorsa notte, e poi separati. Mi sono resa conto che questa è più di una domanda per gli scrittori, ma hai una preferenza?
David Nevins: Non mi è ancora chiaro se i sentimenti di Carrie per Quinn siano momentanei o più profondi. E non penso che la serie lo abbia ancora chiaro. Chiaramente, Quinn ha provato qualcosa per Carrie per molto tempo. Non voglio speculare troppo… La mia preferenza è che non sono per un artificioso ” lo saranno o no “. Se volete, sarà così. Non siate carini. La mia sola preferenza è quella di provare a rimanere imprevedibili ed evitare i cliché televisivi.

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Traduzione a cura di Miriam

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