Totorecensione: The X Files – “My Struggle” – “Founder’s Mutation”

La verità è ancora lì fuori.

E questi due primi episodi di The X Files ce lo confermano. Verità che viene completamente sconvolta nella premiere “My Struggle.”

Scritta e diretta dal creatore della serie Chris Carter, My Struggle resetta tutto ciò che sappiamo della mitologia di The X Files, prende quello che abbiamo imparato in nove stagioni e due film e lo ribalta completamente. Certo, questo può sembrare un torto ai fan originali della serie, che hanno vissuto 9 anni “inconcludenti” ma in realtà può essere considerata una mossa geniale che trova il suo perché nella premessa della serie: il governo mente, tutti mentono, la paranoia.

Temi centrali che ritornano, come ritorna la sigla originale senza alcuna alterazione. Noi fan di X Files veniamo considerati “puristi” in qualche modo, siamo come i Trekkies, guai a chi tocca la storia. E su questo sia il network che Carter hanno saputo giocare bene.

Gillian e David farebbero infiammare lo schermo anche se parlassero dei saldi del mese, la chimica è sempre lì e con questi due non se ne va MAI VIA.

Aiuta in modo incredibile anche il fatto che il set sia tornato a Vancouver, Canada, dove sono state girate le prime cinque stagioni (che a me piace chiamare “Il Primo The X Files). Dalla sesta stagione in poi la serie veniva girata ad L.A

Il mix iniziale c’è. C’è tutto del primo X Files, tutti gli ingredienti.

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Questo è un episodio mitologico, quindi fa parte della trama orizzontale che esplora le cospirazioni, gli insabbiamenti e gli alieni. Pensandoci, non abbiamo mai visto nella serie originale così tanto degli UFO e degli Alieni, ciò che mi ha sorpreso è stato proprio questo. Lo schianto iniziale, il corpo dell’alieno, la famosa autopsia, la navicella che viene presentata a Mulder. E a proposito di questo, vorrei una persona che mi guardasse come Mulder guarda un’astronave.

Sono sempre stato affascinato dallo schianto di Roswell e dalle sue conseguenze. Questo tema viene esplorato in modo magnifico nella mini-serie di Spielberg “Taken,” che consiglio di recuperare.

Tutto ciò che abbiamo imparato in 9 anni e due film viene completamente riscritto. Gli alieni non sono i cattivi della storia, infatti non hanno mai invaso la terra nel 2012, i veri mostri sono gli uomini. Gli esseri umani. Qui il revival, grazie anche all’inserimento di un personaggio abbastanza polarizzante (che per ora non mi piace) come quello di Joel McHale, introduce quello che è il tema della cospirazione e paranoia 2.0 (WikiLeaks, politica, ambiente, governo).

Due difetti di questa premiere sono la velocità con cui Mulder si tuffa in questa nuova ossessione (che è sicuramente in character, ma su quale basi?!), e il dialogo assurdo che avviene tra lui e Scully sul portico.

La verità è lì fuori,” “Tu ci vuoi credere, ci vuoi credere così tanto”, frasi storiche e care ai fan dello show, ma che sembravano messe lì proprio per l’effetto nostalgia più che per altro.

La premiere funziona nello stravolgere i concetti di base dello show, funziona negli esseri umani che usano tecnologie aliene, nel DNA alieno di Scully e il personaggio di Sveda (molto credibile, tra l’altro), funziona nella chimica tra Gillian e David, nel setting e la sigla non alterata. Funziona nel nuovo e nel vecchio.

E soprattutto, funziona nel mostrarci L’Uomo che Fuma in tutta la sua gloria.

Se la premiere mi ha convinto, con qualche buca per strada tuttavia, “Founder’s Mutation” mi ha fatto invece completamente innamorare del revival.

Scritto e diretto da James Wrong, che ha fatto da regista ad uno dei miei episodi preferiti della serie originale “Musings of a Cigarette Smoking Man”.

Il teaser dell’episodio lo chiamerei “Classic X Files” è proprio tipico dello show originale. Una situazione a noi sconosciuta, una stranezza, “lo sentite anche voi?!” Noi siamo il povero sventurato, come siamo stati tutti i protagonisti dei teaser (la scena prima della sigla) nello show originale.

L’episodio è un mix tra il mitologico e lo stand-alone. Io non sono molto amante dei procedural e degli show che hanno episodi autoconclusivi, ma The X Files è stata sempre l’eccezione. Questo episodio, che potrebbe sembrare un “Monster of the Week” in realtà è un 50/50.

E facendo delle ricerche ho scoperto che in realtà questo è il quinto episodio prodotto per il revival. Carter ha deciso di mandarlo in onda dopo la premiere per non lanciare gli spettatori direttamente in un episodio stand-alone.

In effetti qualche incertezza nella continuity si può notare (se siete attenti). Ma niente di così fastidioso.

Questo capitolo sfrutta la storia della settimana (quella dei due fratelli e dei bambini con capacità speciali) per affrontare il percorso psicologico di Mulder e Scully rispetto alla perdita di William.

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Bellissimi i flashsideways. Bellissime le visioni di Mulder e Scully che rappresentano in fondo le loro paure, le loro insicurezze, il loro dolore nel non sapere dove sia William, che fine abbia fatto, se sia speciale o diverso come quei bambini in ospedale.

In questo lo show, in un episodio auto-conclusivo, si ricollega alla mitologia e alla trama orizzontale.

Va nella psicologia dei suoi due personaggi chiave. Scava nella caratterizzazione e nelle loro incertezze. Gillian e David sono stupendi, meravigliosi, sono di nuovo Scully e Mulder.

In questo Founder’s Mutation mi ha convinto molto di più assurdamente. Nell’essere un episodio così tragico ma così fedele alla serie originale (molto più della 10×01), nell’essere un episodio che fa un mix dei due elementi essenziali della serie (mitologia e Monster of the Week), nell’essere una lettera d’amore a coloro che hanno visto e rivisto tutti gli episodi di The X Files.

Trivia:

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I cameo di

Karen Kosseff (Elegy, The Calusari, Irresistible) nel ruolo di Sister Mary

E Peter Tanaka (Firewalker)/ Dr. Yonechi (Synchrony) nel ruolo di Garner

The X Files torna con due capitoli del tutto diversi tra loro. Le potenzialità di My Struggle vengono ogni tanto minate da qualche dialogo over the top, che tuttavia viene dimenticato grazie alla bellezza indiscussa di Founder’s Mutation, che mescola la mitologia con lo stand-alone, la psicologia di Mulder e Scully tra trama orizzontale e verticale. Noi vogliamo ancora crederci.

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