The Hollywood Reporter: “Bury Your Gay (Seppellisci i tuoi gay) : ecco perché le morti in The 100 e The Walking Dead sono problematiche”

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[Attenzione: contiene spoiler di The 100, The Walking Dead, Jane the Virgin, The Magicians e altre]

Un’ondata di morte tra personaggi femminili queer ha scatenato una lotta dei fan per cambiare il mondo della televisione.

Il fandom LGBT+ sta avendo un definitivo momento in stile Howard Beale.

Il pubblico televisivo queer, e particolarmente la parte femminile di esso, è semplicemente furioso, e ha deciso che non starà più zitto a sopportare. Ma invece di seguire l’esempio di Beale, in quell’iconico momento di ‘Network’ in cui invita tutti ad aprire la finestra e urlare la propria furia nell’oscurità, i fan LGBT  si stanno organizzando e coordinando per usare la loro forza per mettere in luce un attuale e dannoso problema.

Negli scorsi 30 giorni, 4 personaggi femminili gay o bisessuali sono stati uccisi nei rispettivi show. E’ iniziato tutto il 22 febbraio in ‘Jane the Virgin’ di TheCW con l’omicidio di Rose (Bridget Regan), è continuato con la morte inaspettata di Lexa (Alycia Debnam-Carey) in The 100 sempre su TheCW, poi è stata la volta di Kira nella serie The Magicians su Syfy e domenica notte abbiamo assistito alla improvvisa scomparsa di Denise (Merritt Wever) in The Walking Dead su AMC.

Quest’ondata di morte tra donne queer segue una trope (leitmotiv) della cultura pop ben radicata e longeva conosciuta col nome di Bury Your Gays (letteralmente: seppellisci i tuoi gay, ndt.). Questo trend ha visto uno sproporzionato numero di personaggi LGBT venire uccisi, spesso nel nome di sostenere e/o far progredire la storyline di un personaggio principale eterosessuale. Ma con queste più recenti morti, i fan hanno iniziato una molto aperta e attiva campagna online contro la trope e le sue negative implicazioni.

Nonostante i fan LGBT da lungo tempo domandano e combattono per più numerose e soprattutto migliori storie, sia nei film che in televisione, l’impeto e il tenore di questa più recente campagna è degna di essere esaminata. Malgrado l’attuale bilancio di morti abbia avuto inizio a febbraio, la reazione dei fan ha raggiunto il suo punto critico all’inizio di marzo, quando la serie cult ‘The 100’ ha ucciso l’amato personaggio queer, Lexa. Lo show post apocalittico segue varie fazioni mentre lottano per sopravvivere e per la supremazia sulla Terra. Lexa era la guerriera comandante dei clan terrestri ed era in una relazione travagliata e complessa con un altro personaggio femminile, Clarke, leader di un gruppo di persone dalla parte opposta del conflitto.

Le analogie con ‘Romeo e Giulietta’ abbondano, ma ciò che molti fan LGBT+ adoravano della serie sono le rappresentazioni di forza, potere e relazioni femminili che sono intense e non convenzionali.

I fan di Clarke e Lexa, chiamate “Clexa”, sono stati incoraggiati e coinvolti dal creatore dello show Jason Rothenberg e dal suo staff, specialmente con l’avvicinarsi della terza stagione. Quindi a posteriori molti si sentono ingannati dallo show, nel fargli sperare e credere che avrebbero, per una volta, visto una rappresentazione più positiva.

Dopo che Lexa (interpretata da Alycia Debnam-Carey, che è dovuto lasciare il ruolo anche perché ingaggiata nel cast regolare di Fear The Walking Dead su AMC) è stata colpita da un proiettile vagante inteso per qualcun altro, i fan LGBT+ hanno cominciato una vera e propria rivolta. L’ira causata dalla sua morte ha basi profonde, che vanno oltre al solo personaggio.

Il problema di Bury Your Gays, e più specificatamente della Dead Lesbian Syndrome (lett.: la sindrome delle lesbiche morte, ndt.), ha una storia lunga. Nasce nel lontano 1976 in una soap opera chiamata ‘Executive Suite’, quando una donna gay rincorre per strada il suo interesse amoroso solo per essere investita da un camion. Nonostante sia vero che la morte è uno dei più comuni e convenienti colpi di scena in televisione, per i fan LGBT questo artificio dà vita ad una questione di eguale rappresentazione. Nessuno afferma che i personaggi gay o bisessuali non debbano morire sullo schermo, assolutamente. Ma attualmente, i nostri tragici finali sono mostrati in un numero incredibilmente più alto di quelli felici.

Fino ad oggi, abbiamo visto circa 146 donne gay o bisessuali morire in serie TV. E, nella storia della televisione, abbiamo visto solo circa 18 coppie (in 16 shows) a cui è stato concesso un happy ending. Non ci vuole una laurea in matematica per capire che i conti non tornano.

E’ particolarmente irritante quando la visibilità LGBT+ continua a rimanere indietro rispetto a quella etero in TV. Sicuramente abbiamo fatto recenti, necessari e molto benvenuti passi avanti su questo fronte. Ma considerate anche questo: ci sono più di 400 TV shows al momento, tra servizi broadcast, cable, premium e streaming, e il fatto che ci siamo visti in meno di 200 finali (felici o mortali che siano), punto, dovrebbe già da sé dimostrare quanto siamo lontani da una vera equa rappresentazione.

Quindi quando si somma la minima rappresentazione e l’alto tasso di mortalità, forse si riesce a capire perché le persone, beh, si incazzano.

Il pubblico LGBT  ha bisogno di vedere la propria felicità riflessa negli schermi. Gruppi poco rappresentati – dalle persone di colore a chi ha una disabilità, così come appunto la comunità LGBT- si vedono spesso negata quel tipo di rappresentazione positiva nella nostra cultura mediatica e fanno quindi ovviamente fatica ad immaginarla applicabile per la loro stessa vita. Quando la morte, la tristezza e la disperazione sono predominanti nelle storie che ci vengono raccontate, particolarmente per un pubblico giovane, potrebbe apparire come una profezia che si compie da sé.

In particolare, l’apparente natura arbitraria di queste morti – spesso usate per favorire lo sviluppo di un personaggio, di solito etero – infastidisce i fan. La morte di Lexa in ‘The 100’ quest anno, rispecchia quasi interamente la morte di Tara in Buffy nel 2002, 14 anni fa. Entrambi i personaggi avevano appena consumato la loro relazione con le loro rispettive amanti pochi minuti prima di essere uccise. Entrambe sono state colpite da un proiettile vagante inteso per altre persone. Entrambe sono morte tra le braccia della persona che amavano. Entrambe hanno portato a rivolte e attivismo da parte del fandom.

Ciò che ha reso questa particolare campagna diversa da altre, è che si è trasformata in qualcosa di più di una mera lamentela per la morte di un personaggio molto amato ucciso. Riguarda la rappresentazione in generale. Riguarda il fatto che i creatori e gli scrittori devono essere tenuti a rispondere quando ingannano il loro pubblico. Riguarda il non voler essere usati per i ratings senza poi avere una storia che ci rifletta onestamente sullo schermo.

Pur essendo vero che i fan non abbiano il diritto di comandare ciò che uno scrittore crea, possono certamente domandare che ciò che viene scritto sia fatto in buona fede e con la conoscenza di una lunga storia di dannosa rappresentazione. Possono domandare che la rappresentazione sia giusta. Possono domandare che le nostre vite sullo schermo, e la felicità, hanno importanza quanto per ogni altro personaggio. Possono domandare che quando vengono corteggiati dagli showrunners, poi questi mantengano le loro promesse.

In risposta alla morte di Lexa e degli altri personaggi LGBT+, i fan si sono uniti in modo notevole. Hanno mantenuto l’hashtag#LGBTFansDeserveBetter per ore tra le tendenze mondiali su twitter esattamente una settimana dopo la morte di Lexa, in coincidenza della messa in onda di The 100. Hanno creato ben due siti web (www.lgbtfansdeservebetter.com e www.wedeservebetter.com) per raccogliere supporto e spiegare la loro presa di posizione. E forse l’azione più impressionante: hanno convogliato la loro frustrazione e furia verso una raccolta fondi per sostenere la gioventù LGBT+, la campagna organizzata dai fan di The 100 ha raccolto più di 60.000 dollari da donare al Trevor Project, un’associazione no profit focalizzata sulla prevenzione del suicidio tra i giovani LGBT.

Quindi il messaggio che si trae da tutto ciò e chiaro e forte. L’intricata danza che serie televisive e fan hanno tra loro è il nuovo capitale sociale che guida i rating. Ma i fan LGBT  non si accontenteranno più dei devastanti rottami che vengono troppo spesso offerti. Siamo veramente furiosi, e stiamo facendo qualcosa a riguardo.

 

Fonte. 

Traduzi0ne a cura di Anna 

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